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Il Debito

Il Debito

Quando raggiunse Villa Bratva, Zildjian non poté fare a meno di fermarsi per cercare in tutti i modi di trattenere una fragorosa risata.

L’arredamento era composto da ogni sorta di oggetto stravagante, grottesco e pacchiano…il tutto mescolato fino a risultare un vero rigurgito di folle “sputo su tela”. Anche se di stranezze ne aveva viste nel corso della sua esistenza, Zildjian dovette ammettere che quella villa le batteva tutte.

Tuttavia si ricompose subito quando vide che, ad attenderlo alla porta, c’erano almeno dieci uomini armati fino ai denti. Non appena fu visibile, uno di loro disse agli altri qualcosa in un linguaggio incomprensibile e lo indicò con un cenno del capo.

Attesero finché il mago non fu a pochi metri, si misero di fronte alla porta ed uno di loro sputò a terra senza smettere di squadrarlo. L’uomo che lo aveva visto per primo si fece avanti, pronunciò alcune strane parole e gli altri si misero a ridere rumorosamente.

Zildjian aveva già ascoltato in un paio di occasioni quel bizzarro idioma, quando i Bratva si recavano al Castello del Conte Valkien, quel tanto che bastava per capire le parole “cane” e “Vassili”. La rabbia si stava lentamente facendo largo tra i suoi sentimenti, ma lui era Zildjian e non avrebbe ceduto. Decise invece di rispondere con un sorriso…

“Arivato di mio nuovo ospite, vedo!” sentì gridare improvvisamente da una finestra, seguito da altre parole incomprensibili rivolte agli uomini che proteggevano la porta. A quelle parole, i Bratva si aprirono per far passare il mago.

Non appena varcò la soglia, Zildjian pensò che si stava sbagliando… l’interno era peggio dell’esterno.

Quadri di donne orribili, bambole di dubbio gusto appese alle pareti, corna dorate sui tavoli, candele a forma di coniglio, statuette d’oro di lontre e ragni, maschere orrende raffiguranti pagliacci…e, in cima alle scale, il grosso Vassili a completare quella disgustosa opera d’arte.

“Di mio amico in dentro mia umilde dimuora! Di benvenuzia, Zilgia!” esclamò, con le grasse braccia aperte e un sorriso stampato in faccia.

“Mio signore Vassili Bratva, mi avete mandato a chiamare? Immagino per il debito che ho nei vostri confronti…” chiese Zildjian, mascherando perfettamente l’irritazione nell’aver sentito il proprio nome storpiato “Ci sarà tempo…” pensò fra sé e sé.

“Tu ha debita con me, questa è verizia” rispose Vassili, agitando una mano per dimostrare quanto poco gli interessasse quel piccolo dettaglio. Ovviamente, pensò Zildjian, gli interessava eccome ed era lì per quel preciso motivo… ma decise di stare al gioco delle parti…

(Voce riportata da Esploratore Comune…)

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