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Sogno collettivo

Sogno collettivo

Le segrete del Castello erano ormai quasi accoglienti per quell’uomo…

Valkien aveva dato il preciso ordine che Damian soffrisse fino al momento immediatamente antecedente la morte, ma che non dovesse mai compiere quel passo.

Gli uomini del Manto Nero erano molto zelanti quando eseguivano gli ordini del loro Signore ed avevano preso quel comando alla lettera…Damian veniva torturato con ogni genere di strumento conosciuto e esse cessavano non appena la vita iniziava a scivolare via dal suo corpo. Figure con il volto ammantato dalle tenebre praticavano delle cure superficiali, appena sufficienti per fermare le numerose emorragie ed impedire che il prigioniero morisse dissanguato. “Sapete il fatto vostro, non c’è che dire…” mormorò Damian una notte, poco prima di svenire. Certo, avrebbe potuto tagliarsi la lingua mordendola, ma Drakos non avrebbe mai ceduto. Gli era rimasta una sola certezza e nemmeno Valkien avrebbe potuto strappargliela via: i suoi vecchi compagni sarebbero giunti a salvarlo. Tuttavia, le torture proseguivano senza sosta e Damian perse definitivamente la cognizione del tempo…finché non udì una voce familiare all’interno della sua cella. Aveva gli occhi tumefatti e il solo aprirli gli provocava un dolore insopportabile. Decise comunque di raccogliere le sue ultime forze, li aprì e fissò negli occhi il Conte Valkien. Tuttavia, non vide il volto familiare del Conte, ma una bestia possente e raccapricciante, lunghe zanne e artigli ricurvi. “Sei ancora… vivo…traditore…” disse, con voce gutturale e cavernosa.

“E tu…chi saresti…” sussurrò con grande sforzo Damian. Gli facevano male anche i pensieri, ma era intenzionato a rimanere lucido abbastanza da memorizzare ogni cosa.

“Chi sono io…io sono la Fine” rispose, mentre i suoi occhi si accesero di un rosso carminio. In pochi attimi su Damian, la mano mostruosa stretta intorno al collo del prigioniero.

Improvvisamente, proprio nell’attimo prima in cui stava per affondare le zanne alla gola di Damian, la creatura s’irrigidì e si fermò. Allargò le narici, come una bestia feroce che sente la presenza di una minaccia.

“No, io sono la Fine” si udì dall’ingresso della cella. La voce era oscura ma priva della benché minima inflessione. La bestia si voltò di scatto e quel gesto consentì a Damian di vedere chi aveva interrotto il momento della sua morte. Sulla soglia della cella stava immobile una figura con un cappuccio nero bordato di rosso. In mano stringeva un semplice pugnale nero, ma ciò che catturò l’attenzione di Damian – e della creatura – fu la maschera che nascondeva il volto dell’uomo: era il volto di un demone che stringeva alla bocca un cappio… La bestia lasciò cadere Damian a terra e si voltò a fronteggiare la figura armata di pugnale. Ogni fibra del suo corpo era pronta a balzare e a combattere. Ma l’uomo era immobile, paziente…indifferente alla minaccia rappresentata dalla bestia che incombeva su di lui. In una frazione di secondo, il mostro scattò in avanti e quasi sfiorò con gli artigli la maschera nera dell’intruso…ma fu sbalzato contro la pesante parete della cella con una violenza tale da ridurla in frantumi. Damian sorrise, finalmente i suoi amici avevano inviato qualcuno a salvarlo…ma il sorriso si spense quando vide lo sconosciuto avanzare verso di lui, ignorando completamente la creatura bestiale che era stata scaraventata contro il muro da una forza invisibile. L’ultima cosa che vide Damian Drakos prima che la sua vita lo abbandonasse, furono due occhi privi di vita oltre la maschera e la lama del pugnale affondava nel suo petto. La bestia assistette alla morte dell’uomo in catene ed emise un ringhio quando l’assassino svanì nel nulla. Osservò ancora un istante il corpo senza vita di Damian, dopo di che si allontanò dalla cella pensando a quali segreti custodisse il prigioniero, tali da inviare la Fune per farlo tacere…

(Sogno Collettivo all’interno della Magione, durante il viaggio verso Namoria…)

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